No, quella pillola io non la prendo! –
“No, io quella pillola non la prendo” “ I CAV? sono il Pronto soccorso della vita”, dice con efficacia la responsabile del CAV di via Sansovino. E probabilmente l’ha pensato anche quella mattina di poco più di un mese fa, quando, sollevando il ricevitore, ha sentito voci decisamente concitate sullo sfondo della voce dell’operatore che stava chiamando dall’ospedale ostetrico-ginecologico del Sant’Anna. Nel reparto del dottor Silvio Viale era stata ricoverata, a inizio mattinata, una ragazza non ancora ventenne che aveva chiesto l’aborto con la Ru486 per una gravidanza di cui si era resa conto due, tre settimane prima. Aveva dovuto decidere in fretta perché i tempi per il ricorso alla “pillola abortiva” sono molto ristretti. Tutti, come quasi sempre accade, premono in quella direzione: il ragazzo (con qualche incertezza), i genitori di lei, i genitori di lui. Ma quando l’infermiera si avvicina con la compressa in mano e il bicchiere d’acqua inaspettatamente la ragazza si blocca e si mette a piangere: non è vero che vuole abortire, non ha avuto modo di parlarne e di essere ascoltata, non prenderà mai quella pillola. Scoppia il dramma. Nessuno poteva costringerla esplicitamente, certo, ma ci sono molti modi per farlo indirettamente. I genitori di entrambi urlano – letteralmente: le voci si sentono al telefono – che senza aborto né la ragazza né il ragazzo potranno rientrare a casa. Per fortuna c’è il CAV, che offre ai due ragazzi (e agli operatori) una speranza in extremis. I volontari si attivano: la ricerca di amici per un’accoglienza immediata anche se temporanea, e poi contatti e colloqui con tutte le persone coinvolte, per risolvere con un lavoro paziente le tensioni. Infine, dopo qualche giorno, il ritorno a casa. Certo il “pronto soccorso” non basta né esaurisce l’impegno del CAV: superati i problemi relazionali più gravi ci sono quelli economici, che possono rendere di nuovo conflittuali i rapporti, e poi quelli della casa, perché per creare una famiglia serena in cui il bimbo possa crescere amato bisogna sostenere la volontà e il bisogno di autonomia. Dopo il “pronto soccorso” la “lungodegenza” può essere lunga, ma quanto gioiosamente lunga se la vita viene accolta!