Chieri – CAV in prima linea
A proposito della Giornata per la Vita leggiamo su ” NOI in famiglia” di Avvenire…
Chieri, Cav in prima linea «Bussano tante straniere sconfitte dalla pandemia Chiedono aiuti, non aborti» .
Il più bel regalo di Natale? L’assegnazione da parte del Comune di un alloggio di edilizia popolare a una famiglia di origine marocchina con tre bambini che abbiamo seguito fin dalla nascita. Proprio in questi giorni la mamma è venuta a ritirare presso il nostro Centro coperte, lenzuola e biancheria per la casa era felice e non finiva di ringraziarci.
Il papà nei mesi scorsi aveva perso il lavoro e non potevano più pagare l’affitto.
Noi ci siamo fatte in quattro per sostenere la famiglia, l’ultima nata ha tre anni, e la rete tramite i servizi sociali ha risolto il problema abitativo».
Margherita Benente, 74 anni, mamma e nonna, è la presidente del Cav di Chieri, uno dei più attivi della Chiesa torinese, punto di riferimento di un vasto territorio del distretto a Sudest della diocesi in cui vivono 50 mila abitanti.
Il Cav ha sede nella Cittadella del volontariato in via Giovanni XXIII, l’ex Macello che il Comune ha ristrutturato per ospitare le associazioni a sostegno delle fasce più povere: è aperto dal 12 maggio 1989 e dal 1994 al 2013 ha gestito una casa di pronta accoglienza per giovani donne sole con bambini.
Margherita Benente fin dall’inizio è in prima linea con 30 volontarie e l’aiuto di alcuni mariti: insieme hanno sostenuto la nascita di un migliaio di bambini.
«Ad oggi seguiamo oltre 80 le mamme, alcune in attesa, altre nella crescita dei loro bimbi fino a tre anni anche se il nostro legame non si interrompe mai: l’emergenza non ha età anagrafica. E in molti casi appoggiamo donne in difficoltà anche se non in gravidanza».
La presidente evidenzia come in questi 33 anni l’utenza sia cambiata: «All’inizio si rivolgevano al Cav soprattutto italiane decise ad abortire perché pensavano di non farcela a portare avanti la gravidanza per motivi economici ma anche di solitudine. Oggi ci cercano ancora donne italiane ma con la pandemia le straniere (africane, dell’Est europeo, islamiche) giunte in Italia in questi anni sono aumentate del 75%: sono le più deboli perché molte hanno perso il lavoro in nero da badante o da colf con nessuna garanzia di ammortizzatori sociali». E qui interviene il Cav che a Chieri lavora in rete con le parrocchie e il Centro d’ascolto di
zona, la San Vincenzo, i Servizi sociali del Comune e le associazioni che forniscono consulenze legali e di patronato. Collabora anche il Corriere di Chieri, il settimanale locale, che spesso ospita gli appelli delle volontarie: «La rete per arginare le emergenze è fondamentale – prosegue Benente – attraverso le nostre segnalazioni sono stati risolti alcuni casi di donne con bambini vittime di violenza accolte a casa nostra e poi trasferite in comunità, oppure con progetti di pronta accoglienza dell’Ufficio Migranti della diocesi e con l’attivazione dei progetti Gemma». Il Cav è aperto 3 giorni la settimana e, oltre a fornire pacchi viveri con alimenti per l’infanzia, vestiti, giochi, passeggini e molto altro offre supporto psicologico anche alle donne che non ce l’hanno fatta a partorire e «vivono il trauma del lutto. Il nostro obiettivo – dice la presidente – attraverso l’ascolto, l’accoglienza e la ricerca di una soluzione ai bisogni rimane quello di evitare l’aborto e rimarcare quanto la vita sia preziosa e che, se c’è una comunità, la nascita di un figlio non è mai un problema e se lo è può essere condiviso. Ma non abbandoniamo chi non ce la fa, il Signore è misericordioso. E insistiamo che fondamentale è l’educazione delle nuove generazioni all’affettività responsabile ». In due anni di pandemia le volontarie non hanno mai chiuso il Centro: «Il Cav è aperto su appuntamento e si riceve a piccoli gruppi seguendo le norme anticovid. Con le volontarie siamo in contatto con le assistite via telefono e whatsapp e interveniamo in caso di necessità. Come l’anno passato, anche quest’anno in occasione della Giornata della vita, d’accordo con don Marco Di Matteo, il nostro parroco e moderatore dell’Unità Pastorale chierese che da sempre incoraggia le nostre iniziative, per evitare assembramenti non venderemo le primule, ma collocheremo fuori dalle parrocchie un banchetto con tre piantine invitando a fare un’offerta anche senza portarsi a casa i fiori. L’anno scorso abbiamo raccolto molto di più degli anni passati con la vendita dei vasetti e speriamo di
replicare».
Marina Lomunno (Avvenire 6 febbraio 2022)